Nasce sulle chat, sui social e sui blog. In alcuni casi, la ritroviamo importata anche sui temi per la scuola. All’inizio si limitavano solo alle ‘K’ al posto delle ‘C’ e la doppia ‘N’ invece di ‘Non’, adesso si va avanti per neologismi. E’ un misto tra l’italiano e l’inglese, per molti è una lingua nuova. E incomprensibile. C’è un progetto, a cura di Sergio Gridelli, intitolato “Itanglish per noialtri”. che studia il fenomeno raccogliendo ogni giorno una parola e il verbo inglese che l’ha ispirata. Adesso le parole nuove nascono dalle applicazioni che si scaricano sugli smartphone. Usare Shazam, l’app che riconosce canzoni e programmi televisivi è “Shazammare” . Usare Google, il più conosciuto tra i motori di ricerca (il vero e proprio elenco telefonico moderno) è “gugolare”. I termini informatici arrivano praticamente tutti dall’inglese, le parole della musica classica e delle opere sono tutte italiane. Quando le due cose si fondono, nasce “Craccare”, che non è una parolaccia naturalmente, ma significa violare i dispositivi di sicurezza che proteggono un software. Spammare deriva da Spam, ossia i messaggi indesiderati da buttare nel cestino per non avere la posta (elettronica) intasata. Brausare è navigare sul web. Zippare significa comprimere. E via così. con un tocco d’italiano in più. Si scrive ‘gugolare’ e non ‘googolare’, ‘ciattare’ e non ‘chattare’, ‘tuittare’ invece che ‘twittare’. Perché comunque siamo italiani. E vogliamo contribuire ad arricchire la nostra lingua. O a inquinarla del tutto.