Luigi De Magistris esce definitivamente dall’inchiesta sulle responsabilità dei pubblici amministratori nel crollo del 55 luglio 2014 che provocò quattro giorni dopo la morte di Salvatore Giordano di soli 14 anni. Il giovane si trovava per caso con alcuni amici a passare in quel momento sotto l’arco di accesso al monumento e fu investito dagli enormi calcinacci staccati dalla facciata. A giudizio dal 5 ottobre scorso ci sono sette imputati, tra amministratori di condominio, dirigenti e impiegati pubblici, per “negligenza, imperizia, imprudenza, inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline” a seguito di omicidio colposo e crollo colposo. Nel processo i familiari di Salvatore si sono costituiti parte civile. Successivamente in seguito a un esposto presentato dal legale della famiglia della vittima, anche il Sindaco di Napoli in prima persona fu chiamato in giudizio. Nella querela si sostenne che sussistessero precise responsabilità da parte del primo cittadino. Oggi il gip Claudio Marcofido, che ha archiviato definitivamente la posizione del sindaco e dell’assessore alle Politiche urbane, Carmine Piscopo, ha definitivamente estromesso i due da ogni responsabilità.
Resta in piedi il processo a Giovanni Spagnuolo, dirigente del Servizio sicurezza abitativa del Comune; Giuseppe Africano e Franco Annunziata, dipendenti dello stesso ufficio; Mariano Bruno e Marco Fresa, che si sono succeduti nella carica di amministratore del condominio di piazzetta Matilde Serao; Elio Notarbartolo, direttore dei lavori incaricato dall’assemblea del condominio; Salvatore Capuozzo, dirigente del Servizio di difesa idrogeologica del Comune. Le indagini hanno confermato che la manutenzione dell’edificio da cui si staccarono i calcinacci e più in generale della Galleria Umberto era stata trascurata nonostante i numerosi crolli, che avrebbero richiesto, viceversa, interventi urgenti e radicali. A giorni è prevista una nuova udienza del processo.