Secondo l’Istat, le malattie croniche più diffuse tra la popolazione sono l’artrosi/artrite (18,3%), l’ipertensione arteriosa (13,6%), le malattie allergiche (10,7%). In particolare le donne rispetto agli uomini riferiscono di essere affette soprattutto da: artrosi/artrite (21,8% contro 14,6%), osteoporosi (9,2% contro l’1,1%) e cefalea (10,5% contro il 4,7%).
Quote più elevate per gli uomini si osservano invece per la bronchite cronica/ enfisema (4,8% contro 4,2%) e per l’infarto (2,4% contro 1,1%). Aumentano negli ultimi cinque anni per la popolazione anziana dal 12,5% al 14,5% il diabete, dal 36,5% al 40,5% l’ipertensione arteriosa, dal 4% al 6,3% l’infarto del miocardio, dal 52,5% al 56,4% l’artrosi-artrite e dal 17,5% al 18,8% l’osteoporosi.
Uno dei fattori determinanti che ha dato un sensibile contributo al peggioramento delle condizioni di salute di tutti questi soggetti, è la promozione, non adeguatamente regolamentata da un punto di vista medico, della prescrizione e dell’uso di farmaci equivalenti sostituibili tra loro durante la terapia. Di questo, di prescrizioni mediche e sostituibilità dei farmaci nel paziente con patologie cardiovascolari si parlerà sabato 13 giugno a Napoli al Montespina Park Hotel di Via San Gennaro 2 (zona Agnano). L’incontro è stato organizzato dai vertici Snami, il sindacato dei medici di famiglia (dal presidente nazionale Angelo Testa e dal presidente provinciale Gennaro Caiffa,
Si parte dalla considerazione che sono due le principali motivazioni che oggi guidano i medici nella prescrizione e nella sostituibilità dei farmaci con prodotti equivalenti, un fenomeno che avviene su scala globale da parte degli operatori della salute;
– la precisa richiesta del Ministero della Salute di attuare una forte riduzione della spesa sanitaria nazionale, che quindi “de facto” stimola la libera prescrizione (quando possibile) di farmaci equivalenti, tenendo come unico parametro di valutazione la bio-equivalenza.
– l’accettazione, a livello generale, del concetto che i farmaci equivalenti siano intercambiabili tra loro durante la fase di terapia poiché, sostanzialmente, identici in termini di efficacia.
Invece sostituire il farmaco di partenza, che questo sia generico oppure brand, con suo equivalente, durante la fase di cura, espone ad un rischio (non calcolabile), di complicare la gestione farmacologica della malattia e, in alcuni casi, può arrivare a rendere perfino inefficace la prescrizione medica stessa. afferma il presidente nazionale del sindacato dei medici di famiglia, Angelo Testa.
Le ragioni oggettive per le quali si può avere l’obbligo di dare un solo tipo di farmaco al paziente, queste motivazioni sono inoppugnabili ed è sulla base di queste che si apre la possibilità di riportare il controllo della terapia nelle mani del prescrittore e rispettare dunque il diritto del paziente ad essere curato nel migliore dei modi possibili. E durante il nostro evento lo dimostreremo, afferma il presidente provinciale dello stesso organismo, Gennaro Caiffa.